Che cos’è il Change Management?
Per definizione è la gestione del cambiamento, in azienda assume il significato di percorso di transizione da un assetto corrente ad un futuro assetto desiderato agendo su persone, cultura aziendale, modello organizzativo, processi e tecnologie.
In un mercato globale e competitivo globalmente, la capacità di Change Management può fare la differenza.
Ma come attivare con successo il Change Management?
Il Change Management di successo è una questione di metodo. Per rendere realmente sostenibile la trasformazione in azienda è necessario pianificare e guidare la transizione dall’assetto esistente all’assetto desiderato agendo contemporaneamente su Persone, Modello Organizzativo, Processi e Tecnologie.
Nella nostra visione il Change Management è un processo suddiviso in 4 step:
La consapevolezza
Il motore primo del cambiamento è il riconoscimento di un problema che può collocarsi nel presente, come un calo di fatturato, o in una proiezione futura, per esempio l’ingresso di un nuovo concorrente sul mercato. Dalla consapevolezza del problema nasce la “tensione” e il “senso di urgenza” sulla necessità del cambiamento.
L’ applicazione di metodologie quali:
permette non solo la comprensione dello stato futuro desiderato per risolvere il problema, ma anche il coinvolgimento della struttura aziendale che sarà chiamata a sostenere gli obiettivi di cambiamento.
La preparazione
Uno dei principi cardine della metodologia lean è “pensare lentamente per agire poi in velocità”. Una volta emersa la consapevolezza, occorre dunque un momento per “pensare lentamente” in cui ci si prepara all’azione. Uno dei modi più efficaci per pensare piano è impostare la gestione del rischio, ossia mappare tutti i rischi connessi al cambiamento compresi gli stakeholder che poi questo cambiamento dovranno attuare (organizzazioni o persone: dal management team all’executive team e, nelle fabbriche, dai capi intermedi agli operai, al sindacato) valutando la loro posizione rispetto allo stesso: se quindi, hanno compreso il commitment, se sono in grado di esercitarlo e se sono adeguatamente motivati a farlo e non rappresentano invece un fattore di preoccupazione.
La trasformazione
Il terzo momento del cambiamento è la trasformazione e si articola in due step: organizzazione e azione. Organizzare il cambiamento vuol dire creare strutture, routine organizzative e processi corretti. Il management team è l’inizio di tutto: è dal management team che arriva il commitment. Ogni area, a partire da quella oggetto del cambiamento, avrà poi il suo core team composto dal management di secondo livello. Man mano che si scende nell’organizzazione, ogni livello avrà la sua struttura. Per mettere i vari livelli dell’organizzazione in comunicazione tra loro e creare una partecipazione collettiva verso i nuovi obiettivi, lo strumento è quello dei meeting, momenti formali di condivisione. Questa routine organizzativa è sia trasversale ai vari team di lavoro che specifica per ogni team. Infine, si definiscono i processi, ossia chi fa cosa e a chi risponde in condizioni normali e in condizioni di emergenza. Se infatti il commitment scende dall’alto verso il basso, i problemi si scalano dal basso verso l’alto per cui se non si riesce a risolvere un problema, c’è un livello organizzativo immediatamente superiore che aiuta a risolverlo. Terminata la fase di organizzazione si entra nella fase di azione che è il regno della lean per eccellenza dato che l’obiettivo fondamentale della lean è individuare i problemi e risolverli, individuare gli sprechi ed eliminarli.
La sostenibilità
L’ultima fase è quella della sostenibilità intesa come sviluppo delle competenze e mantenimento. In tal senso, un piano di education training strutturato unitamente a meccanismi di rewarding sono una soluzione efficace per rafforzare la fiducia degli individui nei confronti della strada intrapresa. L’ auditing diffuso a ogni livello, infine, permette di monitorare costantemente i processi di trasformazione e condurli verso un miglioramento continuo.