Editoriale | Rinascimento Digitale

a cura di Michele Bonfiglioli | Impresa&Imprese 1/2021

Oggi come allora, l’umanità intera è chiamata a diventare protagonista del proprio tempo e l’Italia può presentarsi come “culla” di un nuovo Rinascimento.

Michele Bonfiglioli, CEO Bonfiglioli Consulting

“Rinascimento”. A lasciarsi ispirare da questo termine fu lo storico svizzero Jacob Burckhardt che nell’Ottocento lo utilizzò per definire quella straordinaria stagione culturale nata a Firenze nel XV e XVI come risposta ai secoli “bui” del Medioevo. La stessa espressione voleva indicare anche un nuovo modo di percepire la figura dell’uomo che, capace di autodeterminarsi e realizzare il proprio destino, tornava a essere padrone di tutti gli ambiti della conoscenza, riscoprendo un collegamento profondo tra sé e il macrocosmo di cui si circondava.

Oltre ai rinnovamenti in ambito artistico, filosofico e letterario è in questo momento che si verificano scoperte di carattere pratico, legate alla necessità di trovare soluzioni alle esigenze moderne. Dall’invenzione della stampa a caratteri mobili, che permise di rivoluzionare la diffusione del sapere, alle numerose evoluzioni nel campo dell’anatomia e della medicina, l’idea dell’individuo al centro della natura aumentò la fiducia nelle scienze, aprendo la strada ai progressi del secolo successivo.
Oggi come allora, l’umanità intera è chiamata a diventare protagonista del proprio tempo e l’Italia può presentarsi come “culla” di un nuovo Rinascimento. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga.

Se digitale e nuove tecnologie sono le nuove arti che permetteranno alle persone di realizzare opere impensabili fino a poco tempo fa, il bisogno inevitabile di interagire con i computer rischia di rianimare l’eterno dualismo tra il “fare” delle macchine e il “pensare” umano. Per questo, prima di agire, è necessario porci le giuste domande e comprendere quali sono le intelligenze che, combinate all’ingegnosità dell’uomo, consentiranno di costruire un mondo prospero, equo, e rispettoso dell’ambiente.

La rivoluzione digitale trasformerà profondamente il mondo del lavoro, ma questo non significa abbandonare la centralità dell’individuo.

A Modena, nel corso della terza edizione di “Rinascimento Digitale”, evento organizzato da Confindustria Emilia in collaborazione con le associazioni confindustriali di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, abbiamo provato a rispondere a questi interrogativi esaminando l’impatto dell’attuale rivoluzione digitale e cercando di capire quali saranno le conseguenze sulla società e sull’uomo.

All’incontro hanno partecipato ospiti d’eccezione come Federico Faggin, Presidente di Federico and Elvia Faggin Foundation, Marta Bertolaso, Professoressa di Filosofia della Scienza e Sviluppo Umano presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, Alberto Sangiovanni Vincentelli, The Edgar L. and Harold H. Buttner Chair of EECS, University of California e Marko Bertogna, Professore di UniMore e Direttore di High-Perfomance Real-Time Systems Laboratory (HiPeRT Lab).

Ognuno di loro, con la sua riflessione, ha contribuito a illuminare il percorso per farci strada attraverso questo momento di profondo cambiamento. A partire dalla considerazione che uno sguardo rivolto al futuro non può mai prescindere da una riflessione sul tempo, soprattutto quando si è nel pieno di una Rivoluzione.

È stato calcolato che, ogni giorno, ciascuno di noi ha a disposizione 1.440 minuti. Ma se ne usiamo circa un terzo per dormire, come possiamo utilizzare al meglio i restanti due terzi? I greci avevano provato a rispondere a questa domanda scindendo due diverse visioni di tempo: kronos, ovvero la successione di istanti che riduce il tempo ad una sequenza cronologica e quantitativa; e kairòs, l’occasione che, colta al momento giusto, può determinare lo sviluppo del futuro.

L’unione di questi due aspetti spingeva l’uomo a vivere secondo una parvenza qualitativa e non quantitativa, indirizzandolo verso quel tipo di azione che porta gli individui a sprigionare la loro creatività ed elevarsi. Oggi, in un mondo in cui abbiamo spesso abbiamo la percezione che la realtà in cui operiamo sia inafferrabile, definire il tempo significa comprendere prima di tutto la velocità con cui cambiano le cose, ma capire anche quando rallentare e come sfruttare al meglio le “pause” che esso ci concede. Ed è proprio in questi brevi spazi di tempo che l’uomo deve impegnarsi a rendere le nuove tecnologie più intellegibili, semplificare le complessità che le caratterizzano e lavorare per individuare, affrontare e risolvere tutte le problematiche di livello individuale e relazionale a cui l’innovazione inevitabilmente conduce.

Siamo di fronte ad una duplice sfida: perseguire in modo deciso la via dell’innovazione oppure arenarci in un contesto di faticoso riadattamento.

Le nuove tecnologie, implementate dalla situazione emergenziale generata dalla pandemia, hanno avuto un impatto straordinario sulla vita sociale e professionale delle persone. Esse hanno infatti dato un nuovo slancio alla nostra percezione del quotidiano, offrendoci spazi, modi e tempi che prima ritenevamo alternativi o opzionali. Allo stesso modo, l’accelerazione di questa nuova dimensione ha costretto gli individui a ripensare profondamente a certe dinamiche consolidate, sviluppando, in alcuni casi, un sentimento di scetticismo piuttosto che opportunità.

Da un punto di vista operativo, è vero che la rivoluzione digitale trasformerà profondamente il mondo del lavoro, ma ciò non significa la conseguente perdita di centralità dell’individuo. Le macchine sostituiranno le persone nei compiti gravosi o di esecuzione, mentre gli uomini continueranno a gestire le situazioni complesse, passando da incarichi di manodopera a ruoli di conduzione creativa.

Ora, quindi, ci troviamo davanti a una duplice sfida: perseguire in modo deciso la via dell’innovazione oppure arenarci in un contesto di faticoso riadattamento. Quello che dobbiamo fare è assicurarci che il progresso tecnologico si accompagni a un’innovazione del pensiero. E per ottenere ciò, possiamo affidarci solo al nostro intelletto.

Generare fiducia nei confronti delle innovazioni, sia in termini di adozione che di comprensione, sarà una condizione cruciale per il successo del nuovo Rinascimento Digitale. Dalla nostra capacità di integrare e impiegare le nuove tecnologie in ambiti professionali, personali e sociali dipenderà la possibilità di costruire un mondo più solidale, in grado di assicurare il benessere di imprese e individui, il rispetto per l’ambiente e la promozione della sostenibilità. Al contrario, lasciare che il cambiamento sia guidato solo dai tempi dello sviluppo tecnologico non porterà altro che delle aspettative di breve durata.

In questo numero di Impresa&Imprese, intitolato “L’uomo al centro della digitalizzazione”, ci piace condividere con voi pensieri e riflessioni emerse durante l’evento di Modena nella speranza che possano essere di spunto e accompagnare anche voi nel percorso di cambiamento.

Buona lettura!

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